Castano Primo
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Castano sorge all'estremità nord-occidentale della Città Metropolitana di Milano. Il territorio è lambito, per un breve tratto, dal fiume Ticino. Al confine con Nosate e Lonate Pozzolo si trovano le vasche di laminazione del torrente Arno, che proprio in territorio di Castano immette la sua portata in eccesso nel Ticino. Castano è inoltre bagnato da due canali derivati dal Ticino: il Canale Industriale e il Canale Villoresi. Quest'ultimo lambisce il centro del paese. Dopo l'Unità d'Italia, nel 1863, Castano aggiunse al proprio nome l'aggettivo “Primo”, per decreto del Re Vittorio Emanuele II, al fine di distinguersi da altri centri omonimi di minori dimensioni.
Negli anni '80 del secolo XIX si realizzarono grandi opere che interessarono anche il territorio castanese: nel 1880 entrò in funzione la linea tranviaria che collegava Castano a Milano, nel 1885 venne ultimato lo scavo del Canale Villoresi e nel 1887 venne attivata la linea ferroviaria Novara-Saronno-Seregno. Tra il 1800 e il 1900 Castano passò da un'economia prevalentemente agricola ad una industriale. Ai primi del Novecento i settori più sviluppati erano quelli della filatura della seta e della tessitura seguiti dalla meccanica. Fra il 1880 e il 1952 Castano Primo fu il capolinea della tranvia Milano-Castano Primo, soprannominata "Gamba de legn". Il capolinea era posto in Piazza Garibaldi.
Galleria
Castano fiorita, primi Novecento Castano negli anni Settanta, poco è cambiato rispetto a oggi Villa Corio Rusconi (450 m dalla stazione): esempio di casa nobile, fu costruita su commissione della famiglia milanese dei Corio, utilizzando i proventi derivanti dalle rendite della prepositura di Sant’Ambrogio a Milano. A seguito di vicende che portarono la famiglia Corio alla decadenza, la villa passò a diversi proprietari. La Villa ha le caratteristiche architettoniche degli edifici seicenteschi di progettazione ricchiniana: tipica pianta ad U, con uno scenografico corpo centrale a tre piani e due ali laterali destinate a pars rustica. Un giardino diffuso si sviluppa in due aree: quella prospiciente l’edificio e quella retrostante. Un architrave in pietra reca lo stemma Corio sormontato da un cappello prepositurale e la data di conclusione dei lavori al 1656 all’epoca del Marchese Giuseppe. Le sale di rappresentanza sono affrescate con i motivi tipici della “civiltà di villa”: dalle decorazioni parietali alla pittura di paesaggio, dai soggetti mitologici fino alle figure allegoriche.