“Abbiamo notizia di un ordinamento particolare della marina inglese, per cui tutto quanto il sartiame della flotta regia, dalla fune più robusta alla più tenue, è ordito in modo che vi passi a traverso un filo rosso; questo non può essere tolto senza che tutto si sfaccia, e permette così di riconoscere anche i pezzi minimi come appartenenti alla corona". (J.W. Goethe, Le affinità elettive, cap. II)
Il filo conduttore di un percorso come quello intrapreso non è immediato né facilmente comprensibile, bensì intrinseco e da sviscerare il progetto di un museo virtuale e le attività intraprese per concretizzarlo si prestano a una innumerevole quantità di interpretazioni possibili, ognuna figlia del punto di vista spesso approssimato di chi le manifesta… Tuttavia esso esiste ed è ben chiaro nella mente degli allestitori.
L’obiettivo della mediazione museale avviata può sinteticamente essere riassunto nei due aspetti fondamentali appresso descritti…
Il primo, immediato, è stato quello di dare vita per la prima volta in assoluto ad un museo - la ferrovia in sé – che non esiste nella realtà se non paradossalmente nella sua costante quotidianità, nel suo silente manifestarsi giornaliero, senza che il potenziale visitatore possa rendersi conto della sua esistenza, proprio perché inconsciamente abituato a viverla dall’interno, attraversandola senza accorgersene…
Il secondo, meno prossimo solo perché necessariamente procrastinato nel tempo, è stato quello di cominciare a predisporre il materiale e le idee per il 150esimo della storia della ferrovia, che per la prima volta in assoluto dovrà essere raccontata alla luce di un ultimo venticinquennio – la scadenza giubilare normalmente è quella consueta per le commemorazioni dell’evento – completamente differente dai 125 anni che lo avranno preceduto e decisamente singolare per avvenimenti, trasformazioni e angolatura degli sguardi diretti al futuro, che mai come in questo ultimo periodo sono stati orientati nelle direzioni più diverse dal punto di partenza aziendale…
Di cosa si sta dunque parlando?
Si sta dunque parlando di un'idea, quella della Ferrovia, che resta paradigma complesso, globale, articolato, che, ora più che mai - nonostante i percorsi societari frammentati e variegati - viene percepita come un “unicum” inscindibile (treno, binario, trasporto, sostenibilità, efficienza, puntualità, comodità) e la cui narrazione non potrà mai essere, neppure volutamente, separata in racconti diversi e indipendenti gli uni dagli altri.
Una Ferrovia che oggi, magari inconsapevolmente, rappresenta presumibilmente la più elevata e concentrata dimostrazione di Patrimonio Storico e Bene Culturale, anche giuridicamente rilevante, da trasmettere in maniera coerente e altamente valoriale, alle future generazioni, concetto di fondo alla base della costruzione di questo percorso.
La ferrovia è infrastruttura che si fa territorio, che lo modifica che ci dialoga e lo trasforma per migliorarlo e renderlo fruibile nel migliore dei modi ai cittadini che ne beneficiano… è in altre parole uno degli strumenti privilegiati per vivere meglio il nostro presente e immaginare migliore il futuro delle prossime generazioni.
Il nostro abituale atteggiamento è connotato sempre più dalla fretta, dal raggiungimento degli obiettivi, dalla trasformazione del concetto di lavoro in sfida per aumentarne le prestazioni… Ma tutto ciò sconta quello che normalmente impone la velocità: poco tempo per lo sguardo, la riflessione, le analisi e quindi, alla fine, una corsa incessante, ininterrotta, ma a discapito di una più attenta valutazione di quello che ci circonda, a discapito di come realmente si muove e, infine ed in buona sostanza, a rischio discapito di quello che realmente è, in funzione di quello che vorremmo che fosse...
L’impostazione del percorso museale intende invece riannodare il filo di un passo sostenibile, leggero, di una rilettura della storia attraverso le immagini che non siamo più abituati a comprendere, di una riscoperta del ricordo di alcuni oggetti che molti dei ragazzi di oggi non hanno avuto nemmeno la possibilità di utilizzare, delle spiegazioni del significato effettivo di come una Ferrovia venga “esercitata”, dell’incontro con un pubblico che pur utilizzando il treno come consueto mezzo di spostamento non abbia mai indagato la sua vitalità evolutiva e tecnologica… della rilettura di testi storici originali che restituiscono un mondo completamente diverso che oggi è pressoché scomparso, ma sempre spunto per una illimitata cusriosità.
Le aree espositive individuate sono state pensate proprio in funzione di questa impostazione didascalica di diffusione della nostra storia e di spiegazione del sapere tecnologico tipico e di nicchia che la contraddistingue, attraverso la selezione di immagini che più sono rappresentative di questo lunghissimo percorso attraverso la loro descrizione raccontata.
La speranza degli ideatori è che esso possa tradursi da collezione sperimentale, come non poteva che essere allo stato attuale, in museo permanente, arricchito di continuo, nonché sede espositiva di approfondimenti di tematiche settoriali paragonabili a mostre temporanee che su una piattaforma simile potrebbero trovare la loro collocazione ideale, perché in grado di essere raggiunte da un illimitato numero di visitatori e curiosi.
In ultimo bisogna dare conto dell’anima che garantisce lo spirito all’intero progetto: la lettura dal vivo degli inserti descrittivi storici, un modo singolare di dare voce alle immagini e al tempo trascorso.
Insomma.
È necessario pensare che questo passaggio rappresenti il terzo, recondito, ma non meno rilevante, motivo di questa “realizzazione” museale: l’incontro con la gente attraverso il racconto e, quindi, il capovolgimento dell’affermazione iniziale: dall’infrastruttura che si fa territorio, ora il cittadino che diviene parte dell’infrastruttura, che la comprende e che ne diventa partecipe proprio perché entra in possesso degli strumenti adeguati per indagarla… in maniera leggera, spensierata, certamente, ma al tempo stesso consapevolmente sollecitato dalla memoria a contribuire alla sua storia …
Edoardo Adamuccio